A Sri Lankan Tale
SIGMA 300-600mm f4 s
Vicini da lontano
Ph. Francesco Riccardo Iacomino
A febbraio di quest'anno, forse ricorderete, sono stato ospite di SIGMA in Giappone, per un evento che avrebbe segnato una nuova era per il marchio. 
Si trattava dell'annuncio del rebranding, un passo verso il futuro del marchio, un day one. 
In quell’occasione venne anche presentata, in anteprima mondiale, la nuova fotocamera SIGMA BF insieme ad una serie di ottiche innovative, tra cui lo straordinario 300-600mm F4 DG OS | Sports. Guardai quel nuovo telezoom con curiosità e un pizzico di timore reverenziale — era un concentrato di potenza e ingegneria come non se ne erano mai visti prima.
Ad agosto, nello scenario selvaggio dello Sri Lanka, ho finalmente potuto metterlo alla prova!

L’ho testato insieme alla Sony A7R V, sfruttando la risoluzione da 61 megapixel ed il sistema di riconoscimento AF all'avanguardia, per spingermi oltre i limiti della scena.
Ogni scatto conserva una quantità di dettaglio incredibile, tanto da consentire crop importanti senza perdita visiva: una libertà creativa notevole, soprattutto per chi fotografa soggetti lontani ed in continuo movimento.
Nonostante l’escursione focale estrema, il SIGMA 300-600mm F4 DG OS | Sports si è rivelato sorprendentemente equilibrato nell’uso sul campo. Il peso — circa 4 kg — è gestibile, soprattutto considerando l’apertura costante F4 lungo tutta la gamma e la costruzione robusta in lega di magnesio e CFRP. 
Ho scattato praticamente sempre a mano libera, oppure appoggiato alle barre dei veicoli da safari.
L’impugnatura è solida, la ghiera dello zoom fluida ma precisa, e la stabilizzazione ottica (OS2) lavora in modo eccellente anche a mano libera, permettendo scatti stabili persino ai limiti della focale massima.
Non è un obiettivo pensato per viaggiare leggeri, ma per chi cerca portata, definizione e controllo assoluto: il genere di strumento che, una volta in mano, cambia la percezione di cosa si può realmente fotografare a distanza.

Minneriya – The Gathering
Il mio primo safari in Sri Lanka è stato nel Parco Nazionale di Minneriya, durante The Gathering, il più grande raduno di elefanti asiatici al mondo.
Ogni anno, tra luglio e ottobre, centinaia di elefanti si riuniscono attorno al bacino artificiale di Minneriya, attratti dall’acqua rimasta durante la stagione secca.
È uno spettacolo silenzioso e potente, in cui la natura sembra trattenere il respiro.
Sono su una jeep da safari, il primo di molti che scandiscono il viaggio.
Appoggiare la fotocamera alle barre del veicolo rende più semplice gestire il peso del SIGMA 300-600mm F4 DG OS | Sports, una lente che in queste situazioni mostra tutta la sua vocazione.

Tra le fronde di Sinharaja
Proseguendo verso sud, il paesaggio muta, così come i suoi abitanti. 
La foresta pluviale di Sinharaja è un mondo a parte: un intreccio di luce e umidità dove ogni suono sembrava provenire da più direzioni.
Tra le chiome fitte, basta un minimo movimento per rivelare una presenza: occhi lucenti, un guizzo, una coda che sparisce tra le foglie.
Ecco in lontananza i langur dalla faccia viola, endemici dello Sri Lanka, con il loro manto grigio-marrone e lo sguardo quasi umano, attenti a ogni rumore.
Fotografarli è una sfida. La luce cambia di minuto in minuto e la vegetazione è talmente fitta da lasciare solo pochi varchi.
In queste condizioni, il SIGMA 300-600mm F4 DG OS | Sports mostra tutta la sua precisione: l’autofocus è rapido e impeccabile nel riconoscere i soggetti anche quando parzialmente nascosti, e l’apertura costante F4 consente di mantenere tempi rapidi senza sacrificare qualità né eccedere con gli ISO.
Il livello di dettaglio è straordinario — si leggono le sfumature del pelo, i riflessi ambrati degli occhi, la luce che filtra tra le foglie e modella le forme.
Langur Grigio
Langur Grigio

A distanza di sicurezza
Tra le foglie, quasi invisibile, si muove lentamente un green vine snake (Ahaetulla nasuta), un serpente sottile e perfettamente mimetico.
Innocuo, ma abbastanza elegante da incutere un certo rispetto — o, nel mio caso, una discreta apprensione.
Il SIGMA 300-600mm F4 è il miglior alleato, mi permette mantenere la distanza, ma al contempo mi catapulta dentro la scena.
Yala
Il Parco Nazionale di Yala offre un paesaggio completamente diverso: strade di terra rossa, radure aperte, stagni punteggiati da ninfee e aironi immobili nell’acqua.
Ogni curva riserva un incontro: un cervo maculato che attraversa la pista, un gruppo di langur silenziosi ai margini della foresta.
Con il SIGMA 300-600mm F4, ogni scena prende forma a distanza di sicurezza, con una chiarezza sorprendente anche sotto la luce intensa del sole tropicale.
Il teleobiettivo, con la sua apertura costante e la stabilizzazione OS2, gestisce perfettamente le vibrazioni della jeep e il calore dell’aria.

Il passaggio fluido tra 300 e 600 mm diventa essenziale in un safari: permette di adattare l'inquadratura senza dover accendere la Jeep e distrarre gli animali, cogliendo sia scene ampie che ritratti stretti.

Gli uccelli acquatici, come i painted stork e le garzette, si muovevano tra riflessi e bagliori; il 300-600 restituisce dettagli perfetti nelle piume e nel colore, separando i soggetti dallo sfondo con una nitidezza quasi tridimensionale.
Ecco anche l’incontro con un leopardo, molto distante tra l’erba secca.
Distante e quasi perfettamente mimetizzato, ma a 600mm sono riuscito ad osservarlo e catturare qualche scatto pulito.
Un incontro breve, discreto, ma sufficiente a ricordarmi quanto una lente del genere possa fare la differenza in contesti "difficili". Nessuno dei partecipanti al safari sulle jeep vicine è stato in grado di immortalare il momento. Troppo distante per un teleobiettivo "normale", troppo mimetizzato per un autofocus "standard".

Gal Oya – a pelo d'acqua
Il Gal Oya National Park è un remoto mondo a sé, lontano dal ritmo dei safari su strada ed immerso in un silenzio d’acqua e luce.
È l’unico parco dello Sri Lanka dove i safari si svolgono in barca, lungo le acque calme del lago Senanayake Samudraya. All’alba, il silenzio è rotto solo dal suono dei remi e dal canto lontano degli uccelli.
I pescatori in lontananza, con le prime luci, issano le vele sulle piccole imbarcazioni di legno dai colori sbiaditi. Un'atmosfera sospesa, tra nebbia, riflessi e la luce dorata del mattino
Il SIGMA 300-600mm F4 DG OS | Sports si comporta con sorprendente equilibrio anche in barca.
Nonostante le dimensioni, il peso non è mai un limite: l’obiettivo resta bilanciato, stabile, e la stabilizzazione OS2 compensa i piccoli movimenti del lago con efficacia notevole.
A queste distanze, ogni dettaglio emerge nitido — le gocce che scivolano dai remi, il profilo dei pescatori contro la luce del mattino, il volo improvviso dei cormorani a pelo d’acqua.
Verso nord
Abbandonato Gal Oya, la strada verso nord scorre lenta, tra villaggi, risaie e alberi isolati che custodiscono presenze inaspettate.
Un colpo di luce, un movimento improvviso: un picchio tra le fronde, poi un piccolo bee-eater posato sul filo spinato, come un frammento di cielo rimasto a terra.
Anche fuori dai parchi, il SIGMA 300-600mm F4 continua a sorprendermi per la sua versatilità.
Non serve avvicinarsi: basta attendere, lasciando che la lente faccia il resto.
La profondità di campo sottile isola i soggetti con precisione, rendendo ogni dettaglio — piume, riflessi, linee — nitido e armonioso.
Un modo diverso di viaggiare: osservare senza interferire, lasciare che la vita scorra e limitar­si a coglierne i frammenti più autentici.

Wilpattu
Il Wilpattu National Park, il più esteso dello Sri Lanka, si apre come un mosaico di foreste e lagune.
Il nome significa "terra dei laghi", ed in effetti l’acqua è ovunque: piccole pozze, stagni nascosti, specchi che riflettono il cielo e la luce del pomeriggio.
Qui la vita si muove lenta, discreta. Nessuna folla di jeep, solo la quiete di un parco immenso che vive la propria dimensione selvaggia ed ancestrale.
Tra i rami più alti, i painted stork: nidi intrecciati, piume che riflettono la luce del mattino, un continuo via vai di ali tra i rami secchi.
Rami spogli, luce filtrata, silenzio teso.
Un'aquila si lascia osservare immobile, come parte del tronco stesso.
Lo sguardo fermo, le piume lucide di umidità, il respiro appena percettibile.
Il SIGMA 300-600mm F4 restituisce la scena con un equilibrio perfetto tra potenza e dettaglio.
Ogni sfumatura del piumaggio, ogni riflesso nell’occhio, ogni texture della corteccia rimane fedele e pulita, anche alla massima focale.
Nella seconda foto —  uno sguardo velato da una membrana sottile.
Avete mai visto le palpebre di un’aquila? Eccole!
Ombre, luce, silenzio.
Un giovane leopardo dello Sri Lanka nella sabbia chiara, sguardo attento, movimenti appena accennati. Un altro esemplare in lontananza, a riposo sotto l'ombra degli arbusti.
Il manto si confonde con il terreno, ogni macchia un riflesso, ogni respiro una pausa nella foresta.
Tra le fronde, altri due. Zampe sospese dai rami, occhi socchiusi, calma assoluta.
Il SIGMA 300-600mm F4 aggancia il fuoco con precisione sorprendente, anche tra foglie e rami che si intrecciano.
Insieme al sistema di riconoscimento soggetto della Sony A7R V, il punto di messa a fuoco resta saldo, anche attraverso la vegetazione.
Una lente che lavora in sintonia con la scena: potente e discreta. Non ho mai perso uno scatto.
Più che amplificare la distanza, il 300-600 sembra filtrarla. Costringe a rallentare, a osservare in silenzio, a scegliere con attenzione dettagli di un quadro più ampio. È un obiettivo che educa alla pazienza, eppure è pronto all'imprevisto, grazie ad un autofocus davvero rapidissimo.
Ogni tappa del viaggio racconta qualcosa anche dell’obiettivo stesso.
Il SIGMA 300-600mm F4 DG OS | Sports non è soltanto una lente di potenza e portata: è uno strumento di ascolto.
Permette di osservare da lontano senza perdere intimità, di restare concentrati mentre tutto scorre, di vedere senza lasciare traccia.
Rivedendo le immagini, mi accorgo che la nitidezza di questa lente va oltre il dato tecnico.
Ogni dettaglio trattiene qualcosa dell’istante: la densità dell’aria, il calore che sale dalla terra, il silenzio dopo un battito d’ali.
Il 300-600mm non registra soltanto ciò che vede — conserva ciò che si sente, come se la luce stessa avesse memoria, mostrando anche che la distanza, a volte, è il modo più sincero di avvicinarsi alle cose.
Francesco Riccardo Iacomino
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